Anno Sociale: 2014 – 2015

I martedì di San Domenico

Martedì, 13/01/2015 | Ore: 21,00

Barbari: ieri e oggi


I Greci chiamarono barbari indistintamente tutti quegli uomini e tutte quelle città che non appartenevano alla famiglia ellenica. Pur se in seguito al termine si ricollegò l’idea dello stato di inferiorità di chiunque, individuo o popolo, mancasse di cultura o di libertà, la parola conservò in primis, fondamentale, la connotazione linguistica oltre che culturale (Momigliano): barbaro era –e rimase- colui che non parlava greco, al punto che, se fu sempre possibile ad un individuo proporsi qualora parlasse quella lingua, riuscì sempre sostanzialmente impossibile riconoscere quel carattere ad intere popolazioni.

Quanto ai Romani, che dai Greci furono a lungo definiti a loro volta barbari, per essi il termine avrebbe, secondo alcuni (Plauto, Ovidio, Cicerone), seguito un identico itinerario ideale; cosa che appare oggi improbabile qualora si accetti l’ipotesi che vede nelle stesse tribù genetiche unite a formare la Roma delle origini (Ramnes, Tities, Luceres) la traccia di tre diverse componenti linguistiche. Il processo è, a Roma, assai più complesso, data la capacità mostrata da questa cultura di aggregare e trasformare, trasformandosi a sua volta, le diverse comunità con cui viene in contatto, trasformandone l’individuo non solo ex hoste in socium, ma addirittura in civem. E’ possibile che la frontiera del barbaro si allontani come l’isola non trovata stabilizzandosi solo con l’arrestarsi delle conquiste? (Giovanni Brizzi)

La scoperta delle Americhe alla fine del Quindicesimo secolo riaprì la questione del significato di barbarie e della relazione dei barbari con i popoli civilizzati. I dibattiti tra Bartolomeo de Las Casas e Juan Ginés de Sepúlveda nella celebre controversia di Valladolid nel 1550 concernente la giustificazione della conquista spagnola delle Indie (ovvero delle Americhe) divennero paradogmatici per i moderni. Essi contribuirono a ridefinire l’idea di stato di natura, di civilità e barbarie, e infine proposero un’interprezione storica della civiltà occidentale o europea così da inferire forme di barbarie interne ad essa, interrompendo il mito che la barbarie riguardasse solo il mondo non civilizzato ovvero esterno a quello europeo. Da questi dibattiti emersero anche cruciali argomenti pro e contro la servitù e infine il problema di come giustificare la cristianizzazione. Nella mia presentazione conto di procedere da questi temi per affrontare problemi vicini a noi, relativi al riconoscimento di culture altre e alla questione del pluralismo e della tolleranza nelle nostre società. (Nadia Urbinati)

https://www.youtube.com/watch?v=X_ODe9s7uVE

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